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Un Paese a Sei Corde

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DECONSTRUCTION

05/04/2015

il nuovo cd di Pino Forastiere
un'esperienza sonora

Quando sento suonare certi chitarristi continuo a convincermi sempre più che il movimento della musica contemporanea di ricerca per chitarra acustica sia una delle strade più interessanti dell'Arte in questo momento storico, e che se i Conservatori e gli insegnanti di chitarra classica facessero uno sforzo di immaginazione...
C'è chi considera i chitarristi acustici alla stregua di rokkettari non troppo violenti (per le orecchie) o poppisti d'accatto che sfruttano facili riff o melodiole per vellicare i sensi di giovani e non più giovani consumatori. In questo mondo della musica inflazionato di cover band, idoli o ex idoli pop che suonano lo stesso pezzo dal 1974, stadi pieni di zilioni di Watt che generano decibel da bombardiere in decollo, c'è uno spazio, molto piccolo, che alcuni pochi (troppo pochi!) coraggiosi occupano e difendono con unghie e denti, come gli alpini sull'Adamello nella '15-'18.
E' lo spazio dei chitarristi acustici che non si accontentano di rifriggere classici del blues o canzoncine in salsa fingerstyle, che non si adagiano nella comoda poltrona degli arrangiamenti di celebri Lennon-McCartney, che non mettono in frigo il cervello, ma che vogliono esplorare e superare i limiti del loro strumento per raccontare nuove immagini sonore, nuove emozioni, nuova musica.
E tra loro ci sono gli autodidatti e i diplomati in classica al Conservatorio, quelli dotati di tecnica superlativa e quelli meno, giovani e meno giovani, ma tutti ben consci dell'evoluzione della musica "seria" nell'ultimo secolo: sanno che un certo Fred Frith da anni prepara la sua chitarra con gli arnesi più strani tra le corde come Stockhausen i pianoforti, conoscono (un po' di più che per sentito dire) il Minimalismo, i Dodecafonici, il melodramma ottocentesco e la musica barocca. E hanno anche ascoltato e suonato Led Zeppelin, il blues inglese di John Mayall, il jazz, il progressive, Ligabue, Lady Gaga e le peggio cose che impazzano sulle radio.
"Cià! Adesso mollala con questo pippone e vieni al sodo: cosa c'è in 'sto cd del Pino Forastiere?"
Quello che ho detto sopra: c'è musica contemporanea di ricerca fatta con una chitarra acustica con corde metalliche. Tutto in apparenza di una semplicità disarmante: dalla copertina di Emanuele di Giacomo ai brani. Ma sotto…! Non è musica di sottofondo, è musica da ascoltare con l'attenzione che si deve alle opere vere, di grande impatto, quelle che segnano una svolta in un percorso musicale. E' una prospettiva armonica inusuale dove la tecnica chitarristica, che Pino ha in dosi massicce, viene lasciata quasi sullo sfondo dando peso a scelte di scrittura musicale usate dai grandi maestri contemporanei. Quindi, attenzione! Non è la "solita musica". Qui il Pino ci dà una lezione di come si suona musica moderna su uno strumento moderno usando tra gli altri stilemi classici, talora pre-ottocenteschi. "Decostruction", ovvero lo smontaggio del meccanismo musica, un microscopio che penetra tra fibra e fibra delle note per evidenziarne i legami semantici, romperli e liberare così il suono puro come un diapason o un buon nebbiolo di ottima annata. Minimalismo, poliritmi, poca sapiente elettronica, un tocco di raffinatezza incredibile che declina una serie quasi infinita di segni da una medesima nota o dal medesimo arpeggio. Linee melodiche che si frantumano nello sviluppo, suoni sospesi, spirali di note elegantissime che nella loro apparente semplicità echeggiano Maestri come Arvo Pärt, Nyman o Reich. E anche se ci provo non riesco a trovare paragoni con altri chitarristi perché "il Pino l'è unico". Un'analisi socio-antropologica alla Gianni Brera della sua musica non porterebbe risultati né apprezzabili né accettabili perché Forastiere non è artista nei cui lavori si disveli un'origine, un territorio di riferimento, una tradizione, una radice, se non una lievissima generica italianità. L'opera del Forastiere ha respiro ampio, pieno, il suo territorio non è una provincia o un paese, sono il pentagramma e le sei corde.





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