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Un Paese a Sei Corde

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Chiedi chi era Michael Hedges

07/12/2012

Alla Salumeria della Musica di Milano una serata speciale dedicata a Michael Hedges. Noi c'eravamo.
 

Milano, 4 dicembre. Salumeria della Musica. Sul palco un intrico pazzesco di cavi, pedali e pedaliere. Sullo sfondo vengono proiettate le immagini di un concerto di Michael Hedges dell'81 al fu-Teatro di Porta Romana. Musica splendida, scintillante, trascinante. Poi dalla quinta di sinistra entra Pino Forastiere a duettare coll'immagine del Magno Hedges, doppia la sua musica come si doppia un film. Chi sta suonando Michael o Pino? E' Pino ma il suo suono si somma e sostituisce perfettamente (si "incolla" dicono i doppiatori) a quello del chitarrista americano scomparso 15 anni fa in uno stupido incidente d'auto. Sì, forse Pino Forastiere è il suo vero erede. E a chi avesse il pelo di domandare "in fondo che c'è di speciale nel suonare in quel modo?" rispondo volgarmente e romanamente: e 'sti c***i?
Entra in scena il Guaitamacchi che ha organizzato questo tributo con quelli che secondo me sono i migliori nomi della scena chitarristica italiana, e non solo. Lo invidio profondamente: grande idea, grandi protagonisti, ottima regia e ottima ambientazione. Messaggi e testimonianze da grandi artisti di tutto il mondo che ricordano e salutano Hedges punteggeranno tutta la serata.
Duetto Forastiere-Boris Savoldelli, un cantante che sfrutta l'elettronica per trasformare la sua voce in un arabesco sonoro molto complesso. Interessante, da riascoltare. E a questo punto (scusate l'enfasi ma il momento è davvero straordinario) giù il cappello: entra Michael Manring, il bassista, il grande amico, l'altro volto del mondo sonoro di Hedges. Duetta con Forastiere in un brano di una bellezza che, giuro, mozza letteralmente il fiato. Applausi, applausi, applausi.
E' il turno di Finaz (dei Bandabardò) che ha inciso il suo primo cd "Guitar Solo". Enorme energia, enorme volume. In diversi si domandano cosa ci stiano a fare tanta energia e tanto volume in questo programma ma... come dicevano i fratelli Wright: "Sorvoliamo."
Sorvoliamo sì perché la scaletta incalza e ci regala l'eroe dei Due Mondi, il Garibaldi della scena chitarristica, un musicista che ha suscitato in tantissimi la passione per la chitarra acustica (anche in me): Beppe Gambetta da Genova. Un formidabile set con due suoi brani ("Hobo's Crossing" e l'ancora inedito "Accadian's dream") e un Rolling Stones d'annata "gambettizzato" in duo con il Signor Michael Manring. Magia pura.
Come molti sapranno una delle più recenti e affascinanti teorie per descrivere il microcosmo e la natura dell'universo è la cosiddetta "Teoria delle Stringhe", pessima traduzione dall'Inglese di "Strings' Theory", cioè Teoria delle Corde. La vibrazione di corde virtuali come punto di partenza quantistico da cui evolvono Materia ed Energia. Agli appassionati della chitarra roba di questo genere suscita pensieri e fantasie che neanche "Cazzenger!" L'assolo al basso di Michael Manring mi ha definitivamente convinto della validità della "Strings' Theory". Altro non ne saprei dire. Non ho parole.
E dopo questo inutile sfoggio di cultura passiamo dalle corde virtuali a quelle molto concrete dei miei beniamini Guitar Republic, i tre chitarristi dai percorsi musicali più originali e intelligenti in Italia e non solo: Pino Forastiere, Stefano Barone e Sergio Altamura. Un primo brano di Michael Hedges arrangiato da loro (non ricordo il titolo, accidenti!). Osservo Lidia al mio fianco. Lo sguardo è fisso, estatico, beato, la bocca appena dischiusa. Per un attimo ho la sensazione di essere nella grotta di Lourdes e di avere accanto a me una specie di Bernadette Soubirous. Ma non basta ancora. A conclusione di uno dei più bei concerti di chitarre che abbia mai ascoltato, ecco Guitar Republic in "TCLD" suonato con Michael Manring. Lui e Altamura si lanciano e rilanciano note attraverso il palco. Vorresti che non finisse mai.
Un ringraziamento speciale a Michael Hedges che ha segnato un punto di svolta epocale nel mondo chitarristico; la sua musica, il suo "Heavy Mental", vive. Abbiamo tutti bisogno che continui a vivere.
La notte milanese è fredda, noi no.
 





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