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18/01/2018
la recensione sull'ultimo lavoro di Reno Brandoni
Indifeso perché? E poi chi è indifeso: l'autore o l'opera? O tutti e due?
A parte che secondo me il cd del Brandoni si difende benissimo da solo, occorre qui fare una dichiarazione pubblica: secondo me Reno è veramente il musicista che meglio ridisegna e interpreta con la sua chitarra la melodia classica della canzone italiana. Il che per uno come lui che ama spudoratamente il blues, omaggia i grandi bluesmen, si definisce bluesman egli stesso può suonare stranino. Sarà bifronte questo musicista che dichiara il suo sconfinato amore per una musica cruda, aspra, passionale come il blues e poi ci ammannisce un cd che è tutto melodia, suoni morbidi, appassionati? Ah, ecco finalmente il punto d'incontro: la passione. Aspetta, ce n'è un altro: il Sud. Eh, sì, la bussola del Brandoni punta fatalmente a Sud: al Sud degli USA come al Sud della nostra penisola, alla ricerca di un mare. E dal Mediterraneo la sua ispirazione salta fuori come un delfino che gioca. Suoni e percussioni venuti dall'altra riva del mare, suoni di terra (la fisarmonica dell'amico Roberto Bongianino, l'oboe di Mario Arcari) un set di riverberi ed echi che sembrano uscire da… (scegliete voi la grotta, basta che si affacci sul Mediterraneo.)
Il mare è sempre presente e vivo e il suo suono, quasi intrappolato nelle corde della chitarra, ne sgorga limpido e leggero. Grazie Reno, e grazie ad Andrea Maddalone che ha curato gli eccellenti arrangiamenti, sorprendenti nella loro apparente semplicità. Un buon album davvero, questo, da ascoltare e riascoltare per respirare a fondo il profumo di rosmarino selvatico e zagare che trasuda. Non so perché mi è venuta voglia di una bella pasta con le sarde…
Un Paese a Sei Corde
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