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12/11/2012
Al FolkClub di Torino una serata eccezionale
Venerdì 9 Novembre 2012. Torino. FolkClub di via Perrone. Don Ross e Brooke Miller in concerto.
Il piccolo budello che porta al mitico scantinato del FolkClub è ingombrato da una paziente coda fin dalle 20,00.
Gente di tutte le età, anche adolescenti in evidente fregola chitarristica (ne vorremmo di più ai concerti). Tanti chitarristi tra i quali notiamo il giovane emergente Lorenzo Favero, Piero Urban, Carlo Pestelli (cantante, cabarettista, chitarrista, scrittore), Emiliano, addetto al reparto chitarre di un noto negozio torinese di strumenti musicali (che non nominiamo perché non ci sponsorizza la rassegna) con la sua signora. Pubblico internazionale, ovvìa! Scantinato gremito in ogni ordine di posti. Ventilazione assente (purtroppo). Il palco ospita 5 chitarre: le due storiche Beneteau di Don Ross, una silent creata da un liutaio tedesco e ancora un'acustica ed una baritona di Greenfield di Montreal (Quebec) per Brooke Miller. Giù le luci, i due salgono sul palco accolti da un'ovazione, imbracciano le chitarre, Don sta già battendo quattro quando... "Wait!" lo interrompe Brooke, che afferra il lucidalabbra e si dà un'ultima ritoccatina lì sul palco. E si parte. Ma quel piccolo gesto preannuncia l'atmosfera che si respirerà per tutto il concerto: familiare, rilassata, con lampi d'amore e sorrisi tra i due artisti che si conoscono benissimo in tutti i sensi (marito e moglie!). I due dialogano tantissimo sul palco: tra di loro per concordare i brani da suonare (se c'era una scaletta non ce ne siamo accorti, forse dopo i primi due o tre pezzi l'hanno buttata a fiume), e con il pubblico per trasformare il paio di incidenti tecnici in show vero e proprio, facendo leva sulla simpatia. Insomma, sembra di essere seduti nella loro cucina a Montreal con il caffè sul fuoco e bicchieri di bourbon e soda che girano tra gli invitati. Gradite dei pancakes con lo sciroppo d'acero? Don, prepara la pastella che scaldo la piastra! Brooke è splendida con quello sguardo dolcissimo e il sorriso aperto, anche se dalla manica della giacca fa capolino un tatuaggio da "bad girl" apparentemente incongruo. Sono i due lati della sua personalità musicale: una voce non potentissima o acrobatica, ma straordinariamente espressiva, che sa toccare ed esprimere infinite corde. E Don? Don, conscio di essere lui il più conosciuto dei due, quello per cui tutti si sono mossi per affollare il FolkClub, con un'intelligenza artistica non comune si mette al servizio della moglie, ne amplifica la presenza scenica, l'abilità compositiva, l'espressività. Diciamocelo: Don è cambiato. Ha avuto fino a poco tempo fa una vita difficile e dolorosa. Ora ha trovato una compagna intelligente, ottima musicista e brava chitarrista (per giunta!) e la sua musica non sembra più "heavy wood" come tempo fa. Anche i suoi vecchi pezzi sono meno "picchiati" sulle corde, montate con una "action" davvero eccessiva per chiunque, ma non per lui. Si fanno strada nella sua musica il lato ludico e quello poetico, e il canto assume un ruolo importante. D'altra parte Don Ross è uno dei pochi chitarristi che conosco con una voce veramente valida e gradevole. E con la sua voce ci delizia con "Any Colour but Blue" e come bis l'antica "Le Canadien Errànt", che come capita sempre fa riempire di lacrimoni gli occhi di Lidia (Don lo sa e credo che l'abbia fatto apposta). Fantastica la versione in coppia di "Wall of Glass", e i brani di Brooke: "What You Know", una bellissima ballad sull'adolescenza, e poi "You've Got My Attention", "Say That Dear", "Quiet Night"... Un piccolo suggerimento per chi non conosce ancora Brooke Miller: cercate il suo LP (sicuro, ho scritto proprio LP!) "Familiar", inciso, mixato e stampato straordinariamente bene per il mercato europeo. Vi sorprenderà.
Qualche pecca? Se proprio vogliamo andare a cercare il peletto nell'uovo il fatto di non seguire una scaletta talora rischia di far calare la tensione emotiva del pubblico, di creare qualche piccola confusione in scena. Ma vuoi mettere?
Dimenticavo: suoni eccezionali!
Un Paese a Sei Corde
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